Varici degli arti inferiori: prima, durante e dopo la gravidanza

Cosa sono le vene varicose (varici) e come si manifestano? Come si curano? Possono ritornare? Come trattare le vene varicose in gravidanza?

COSA SONO LE VENE VARICOSE E COME SI MANIFESTANO

Le vene varicose (varici) sono delle dilatazioni delle vene superficiali degli arti inferiori. Colpiscono circa una persona su tre, con maggior rischio nelle donne dai 20-30 anni in su. I fattori di rischio maggiori sono una famigliarità per varici, vita sedentaria, mantenimento della posizione eretta/seduta per troppo tempo nella giornata, aumentato peso corporeo, disturbi di postura ed infine gravidanza. Le manifestazioni sono diverse a seconda della gravità e della durata della patologia: i quadri clinici possono andare dai fini capillari (teleangiectasie) a vere e proprie varici, fino a cambiamenti nel colore degli arti inferiori (lipodermatosclerosi) e comparsa di ulcere. Anche nei casi meno gravi, c’è un aumento del rischio di trombosi venosa che se non trattata può essere una complicanza dolorosa ed invalidante.

I sintomi più comuni nelle prime fasi della malattia sono:

  • senso di pesantezza
  • bruciore
  • formicolio
  • gonfiore
  • dolore alla gambe

Poiché in molti casi le varici sono asintomatiche, è necessario indagare se vi siano fattori di rischio per prevenirle o ritardarne la comparsa o l’aggravamento, particolarmente all’inizio di una gravidanza o in previsione di essa.

CURA VARICI

Esistono due approcci principali: conservativo o interventistico. Il primo si avvale dell’elastocompressione (calze elastiche) e della terapia medica (agenti flebotonici) per minimizzare la progressione della malattia, ridurne i sintomi e le complicanze. La terapia conservativa è indicata nei casi meno gravi, nelle varici gravidiche o per scelta del paziente. Questo tipo di terapia non fa scomparire le varici ma ne riduce la progressione e diminuisce i sintomi. Anche con il secondo approccio il paziente non guarisce dalla malattia ma rimuove solo le vene visibilmente più malate. In questo caso esistono diverse tipologie di intervento tra cui spiccano per mini-invasività e sicurezza, quelle endovascolari (radiofrequenza o laser), con simili risultati nel lungo periodo. Ad essa si affianca la scleroterapia (indicata per il trattamento dei capillari) e la chirurgia (stripping), ormai utilizzata in casi selezionati.

LE VARICI POSSONO RITORNARE

La malattia varicosa è progressiva e non si esaurisce dopo l’intervento. A seconda delle tecniche e della capacità del chirurgo, i tassi di recidiva a 5 anni variano dal 10 al 60%. Bisogna considerare però che, in mani esperte, quasi mai la ricomparsa di varici si associa a ricomparsa di sintomi o a necessità di un nuovo intervento.

COME TRATTARE LE VENE VARICOSE IN GRAVIDANZA

Le varici in gravidanza compaiono per due motivi: un nuovo assetto ormonale tipico dello stato gravidico e un’aumentata pressione addominale che “schiaccia” le vene dell’addome rendendo difficoltoso il circolo degli arti inferiori. Si manifestano in maniera simile a quelle che troviamo nella popolazione generale, sebbene possano associarsi a varici pelviche (inguinali, grandi labbra, addome inferiore). In questi casi non è indicato alcun trattamento poiché, dopo il parto, nella maggior parte dei casi le varici regrediscono. Il trattamento conservativo è dunque quello più indicato attraverso l’uso di calze elastiche dedicate alle donne gravide, prodotti in crema per ridurre i sintomi e in alcuni casi farmaci/integratori. E’ utile però effettuare controlli periodici durante la gravidanza e dopo il parto, per quantificare la gravità della malattia, prevedere il rischio di trombosi, valutare al termine del parto se vi siano varici residue. Ogni eventuale trattamento invasivo è proposto al termine dell’allattamento.